Pit’s Tales #9: FOTOCULT e il mio pensiero sulla foto di musica live

Quando si fotografa la musica, o qualsiasi altro genere, il sogno e lo scopo di un fotografo è quello di essere pubblicato da una rivista di settore. Io ho l’onore di collaborare con alcune riviste di settore (Classic Rock ed Exitwell) e non nascondo la soddisfazione di vedere le proprie foto su carta stampata. Si ha una percezione diversa del proprio lavoro, un gusto diverso.

Poi per un fotografo in generale il passo successivo è quello di essere notato da esperti della Fotografia, gente abituata a leggere qualsiasi tipo di portfolio e quindi abituata a vedere diversi generi, diversi stili, diversi punti di vista. Essere apprezzati e passare il giudizio di occhi così allenati credo che faccia prendere più consapevolezza delle proprie capacità e forse ti fa capire che si è sulla strada giusta per quanto riguarda la costruzione di uno stile personale, di un personale punto di vista sul mondo che si fotografa.

Qualche mese fa la mia strada incrocia quella di Emanuele Costanzo direttore di Fotocult la nota rivista che tratta di Tecnica e cultura della Fotografia. Nel visionare le mie foto nasce una discussione (pacifica ed educata ovviamente) su come avessimo punti di vista diversi sulla fotografia di musica live. Dalle mie parole e dalle mie foto è nata l’intervista pubblicata sul numero di Aprile 2015 di Fotocult.

Se siete curiosi di conoscere il mio pensiero e qualche dato tecnico sulle foto che scatto, correte in edicola, ci sono un po’ di pagine con i miei scatti a corredo dell’intervista (Rock shots) rilasciata a Daniele Confalone che ringrazio infinitamente così come ringrazio Emanuele e tutta la redazione di Fotocult.

Inutile dire che oltre le mia intervista ci sono tanti argomenti (anche più) interessanti. In basso la copertina e il sommario.

Un’altra bella storia nata sottopalco. Qualcuno scrive #lamusicaringrazia sono io invece a dover dire grazie a Lei ancora una volta.