A chi non è capitato di usare almeno una volta nella vita l'espressione: "ho avuto…
Pit’s Tales #26: Anvil. La storia continua
Mi è capitato spesso di fotografare band di cui non conoscevo l’esistenza. Non mi vergongo a dirlo, un po’ perchè non si può sapere tutto, un po’ perchè quel particolare genere non è il mio preferito, quindi spesso non conosco la storia del gruppo che si esibisce davanti a me.
Quindi mi ritrovo al Jailbreak di Roma per conto di Classic Rock per fotografare una band canadese, gli Anvil. Prima di loro la serata vede sul palco altre band, tra un cambio palco e l’altro riesco ad entrare nel backstage. Mi ritrovo davanti questi canadesi capelloni, il primo (Robb Reiner) sta molto sulle sue, il secondo (Lips) mi spara subito i suoi medi in faccia e il terzo (Chris Robertson) ha un’espressione da psicopatico (nel senso buono del termine). Ho pensato “Questi stanno fuori”.
Iniziano a suonare, e subito rimango a bocca aperta. Il primo pensiero che mi viene in mente è, con rispetto parlando ovviamente per il Jailbreak (chi mi conosce sa che è stata casa mia). “Perchè suonano qui? Questi spaccano, dovrebbero riempire i palazzetti”. Li fotografo, li ascolto, me li godo. Rido alle facce buffe di Lips e sgrano gli occhi divertito quando lo vedo suonare la sua chitarra con un vibratore.
Torno a casa consapevole di aver visto una grande band, un grande concerto e felice per la foto in backstage. Ma la domanda di prima mi frulla ancora nella testa. Il giorno dopo, mi scrive Eugenio (sempre presente, che si è beccato anche la foto in backstage, ma questa è un’altra storia) e mi dice cerca il documentario “Anvil – The story of Anvil“.
Quel documentario l’ho cercato, comprato e guardato. Posso dire che ora tutto cambia. Di sicuro ho trovato la risposta alla mia domanda. Ho capito la forza di queste due persone, dove ti possono portare l’amore, l’amicizia e la passione. Sono un esempio da seguire secondo me, perlomeno per la tenacia che ancora hanno nell’inseguire il loro sogno.
Delle tante cose che mi hanno colpito del documentario sulla vita degli Anvil, un pensiero mi è rimasto impresso. E’ questo:
“Va ben oltre lo scrivere una bella canzone.
Non ha nulla a che fare con la canzone.
E’ una questione di atteggiamento, di cosa ti vuoi accontentare, con chi vuoi lavorare, e divertirti nella vita, goderti la vita.
Questa è la cosa più cara, nella vita, e nella vita le cose che hanno più valore sono i rapporti, le persone che incontri, i posti che visiti e le esperienze che fai.”
Ho avuto la fortuna di averli incontrati, anche se per brevissimo tempo. Ma questo mi ha permesso di conoscere la loro storia. E conoscere una storia per me non è mai poco. Ti arricchisce.
Ora anche questa foto cambia di significato.
(P.S. Le foto del concerto saranno sul numero di Classic Rock di Gennaio 2017)
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